Prandelli: "A vita con la Fiorentina e qui vincerò" - L'intervista
26/03/2009
Nè mal di pancia. Nè tantomeno mal di panca. «Sa dove mi vedo dopo la panchina della Fiorentina? Al parco, a godermi il sole, la vita, quel che non ho fatto. E in pensione...». Vuole dire che c'è panchina e panchina. E che c'è solo la Fiorentina. La Fiorentina a vita. Ecco Prandelli: ragiona su tutto, anche sul contratto.
Ipotizziamo: la famiglia Della Valle le propone un rinnovo.
«Quando c'è chiarezza, quando sai di poter dare continuità a un progetto serio, ecco, allora puoi pensare ad ogni cosa. Parlarne ora che ho un contratto fino al 2011 mi sembra prematuro, e forse lo è, ma l'ipotesi di allungamento diciamo che mi può affascinare ».
Ciclicamente esplodono rumors: Prandelli viene dato su ogni panca.
«Quando ho rinnovato è perché sapevo di avere una proprietà straordinaria, una piazza che ama il calcio come nessuna, un progetto col quale si può vincere. E noi vogliamo vincere. Insieme. Io sono sicuro: resterò qui fino a quando ci sarà questa proprietà».
Bisogna preoccuparsi per un eventuale disimpegno di Diego e Andrea?
«No, macché. Non c'è nessun mistero. Fra noi c'è un rapporto veramente importante, e parlando con loro ho capito che hanno voglia di fare le cose con serietà. Per vincere».
Il giorno in cui vincerà a Firenze cosa farà?
«Ora voglio riveder giocare questa squadra come sa fare».
Non pensa più all'anno sabbatico?
«C'ho pensato. E' stata una nuvoletta, un'ipotesi. E' stata».
In quest'annata è successo di tutto, eppure siete quinti.
«Guardando gli anni passati ho notato che chi partecipa per la prima volta alla Champions poi s'imbatte in difficoltà. Il gioco? Avevamo trovato l'equilibrio con Santana, che poi si è infortunato. C'è stata la sosta, buone gare con Milan e Juve, poi non siamo stati bravi nel ricercare il gioco come sempre. Forse abbiam perso fiducia o entusiasmo, certi giocatori hanno difficoltà nel salto di qualità. A quel punto ho cercato di esasperare il concetto di costruzione del gioco, ho chiesto ai giocatori qualcosa che non riescono ancora a fare».
La squadra ha perso entusiasmo?
«Forse in tutto l'ambiente c'era una certa aspettativa che la squadra non ha colmato. Lo spartiacque fu a Lione: vincevamo 2-0, se avessimo vinto sarebbe stata tutta un'altra storia. Ma l'entusiasmo va ritrovato: perché è questo il nostro lavoro, e farlo bene ricarica».
In questa squadra manca un leader. Lo fa e lo è Prandelli?
«Sa chi è il leader? Il gioco. Il lavoro. Poi Jorgensen è stato a lungo fuori, l'anno scorso c'erano Liverani e Ujfalusi. Ecco, io Ufo lo rivorrei, lo chiamavo leader silenzioso ».
Quando da fuori dicono che la Fiorentina non cresce mai cosa pensa?
«Che è una sciocchezza. Che sono 4 anni di continuità. Ricordiamoci, come dice Corvino, della differenza di budget fra noi e le grandi. E che quando togli per anni la Champions a squadre titolate magari dai fastidio. Non parlo di complotti, ma di fastidio».
A forza di venir criticati, tipi come Montolivo possono avvertire fastidio e andarsene?
«Spero di no. Chi vuole diventare grande deve passare da queste cose. E diventare grande qui».
Cosa manca alla Fiorentina per essere un Arsenal?
«Wenger, che ha operato una rivoluzione, ha citato la Fiorentina come qualcosa di nuovo. L'Arsenal ha cambiato da tempo: ha vinto tanto? No, serve pazienza. Prenda la Samp di Vialli-Mancini: ha pianificato, è cresciuta, ha vinto. Questo è il percorso. Si può fare».
Risponda: Mourinho ha rotto più gli schemi o le scatole?
«Bravo allenatore, strategico, abile a spostare l'attenzione. Mi piace: ha carisma, poi nessuno può piacere al 100%».
Soprattutto quando parla delle ingerenze presidenziali?
«Forse significa che nel suo passato ha avuto pressioni».
Perché l'Italia è uscita così in fretta dalla Champions?
«A Lione vincevamo 2-0, e il pubblico francese incitava. Altrove c'è più leggerezza, da noi ogni gara è "della vita", e sale la tensione ».
Il miglior allenatore al mondo?
«Quello che non allena... Mino Favini: era allenatore e ha deciso di diventare scopritore di talenti nell'Atalanta, di educare».
La miglior scoperta fra i tecnici di quest'anno?
«Allegri: non solo ha una fase di copertura ottimale, ma è riuscito a sviluppare una parte realizzativa interessante».
Ancelotti al Milan da anni, è un esempio pure per lei in viola?
«Lo è. Poi è persona fantastica, intelligente, un vincente».
Un campione dello sport da portare nel calcio?
«Jury Chechi. Per la forza che ha mostrato. Un esempio positivo ».
Due ipotesi. La prima: Fiorentina quarta. La seconda: quinta.
«Il primo sarebbe il regalo più bello. Il secondo farebbe dire ad alcuni professori che è stato un fallimento, ma io direi che è stata una fase di crescita in più. E che si riparte ».
«Ho pensato all'anno sabbatico, è stata una nuvoletta... Io resto finché c'è la famiglia Della Valle.
No, non esiste pericolo di un loro disimpegno. Se togli la Champions a una grande, dai fastidio»